lunedì 6 giugno 2011

Casini nella testa di Bersani

Il rifiuto della sinistra. C’è un fatto che nessuno può mettere in discussione a sinistra: le Primarie. Giuliano Pisapia a Milano e Luigi De Magistris a Napoli ma anche Massimo Zedda a Cagliari non esisterebbero nella loro “neoveste” di sindaco senza le Primarie. Eppure il capo del più grande partito a sinistra non ne vuol sentire più parlare. Proprio lui, il prode Pierluigi Bersani: "pure se oggi mi sento più forte, prima viene il progetto, poi l’alleanza e solo poi le primarie". Ed è così che dopo aver incassato seggi alle amministrative che si sono concluse il 30 maggio scorso grazie all'unione della sinistra (da quella riformista a quella radicale) Bersani è tornato a ripudiarla in grande stile ed a poche ore dalla direzione nazionale del partito di cui si dice ancora segretario (pardon, lo è ancora nei fatti). Niet primarie. Niet sinistra. Meglio il centro di Pierferdinando Casini (e a seguire la destra di Gianfranco Fini). Proprio così un Pd lanciato verso il Terzo Polo è l'unico che Bersani riesce ancora ad immaginare. Nonostante Milano, Napoli e Cagliari. Il resto è optional. Un colpo al cuore dell’elettorato di sinistra, un colpo alla tempia alla stessa sinistra e questo soltanto ad una settimana da quel voto che ha sancito la sconfitta politica del Pdl e del suo leader maximo Silvio Berlusconi ma anche di quella stessa invenzione che va sotto il nome di Terzo Polo messa in campo, come "air bag" sensibile alle collisioni tra destra e sinistra, dal prezzolato Casini.


L'inganno della mescolanza. Pierluigi Bersani è tornato a ipotizzare un'apertura al Terzo Polo in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera : "Oggi siamo la forza centrale nella costruzione di un'alternativa, al servizio di un centrosinistra che si apre a tutte quelle forze che pensano di andare oltre Berlusconi". Ed è parlando poi del voto delle amministrative che il segretario del Pd sottolinea come "gli elettorati di sinistra e centristi si siano già ampiamente mescolati nei ballottaggi". Ma dove? A Macerata! Proprio così, a Macerata. Dove nella corsa all'elezione del presidente della provincia l’alleanza Pd-Udc-Api-Idv ha spaccato la sinistra. A Macerata dunque! A Macerata! Per il Pd di Bersani e D'Alema conta più il piccolo laboratorio della provincia marchigiana che la grande fabbrica di Milano. Perbacco! Come si fa ad ignorare un voto importate come quello che ha sconfitto Letizia Moratti e con lei Silvio Berlusconi? Come si fa ad ignorare quella indiscussa platea elettorale che a Milano è tornata a chiedere una identità forte e certa a sinistra? Appunto. Come si fa? Soprattutto avendo ben chiaro che il "laboratorio" Macerata, tanto voluto e spinto da Massimo D'Alema, ha soltanto dimostrato che nella disperazione si può votare anche un uomo dell'Udc, in questo caso Tonino Pettinari. E se è vero che Pettinari ha vinto con i voti della sinistra alleanza di Bersani-Casini è altrettanto vero che i centristi di Macerata hanno disertato le urne e preferito guardare oltre quella strana coppia (tanto quanto Bersani nei già noti manifesti dalla scritta azzurrina ). Pisapia al contrario, ha convinto anche gli elettori del centro, dimostrando che si può fare a meno di Casini e Fini. Dunque, voi uomini e donne del Pd, che oggi sarete nelle stanze della direzione al Nazareno, fatevi una semplice domanda: perché? Ve ne saremo grati, vi sarò grata, della “resa pubblica” almeno della sintesi dell'eventuale risposta (sempre che riusciate a trovarla).

3 commenti:

  1. Facevo anche io le stesse considerazioni. Appunto, non ho parole! :-( Bentornata, dovresti scrivere più spesso!

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  2. E infatti Bersani continua a non capire! Assurdo...

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  3. @Nico... un grazie e un bentornato... (non riuscivo a postare) nei commenti.
    Siamo in molti ad aver fatto "le stesse considerazioni" e non credo in futuro andrà meglio... non per essere disfattista ma qui (a sinistra) nessuno ha il coraggio di lasciare la poltrona neanche davanti al cartello di FINE CORSA.
    @Ernest, siamo sulla stessa "lunghezza d'onda" e siamo in tanti ma Bersani è ancora lì, insieme a D'Alema e Veltroni e Prodi. E Bindi e Vendola e i nipotini di Bertinotti e i fratelli Civati e Renzi di questo passo andranno a far parte dell'Orchestra dell'incompiuta Sinistra.

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