giovedì 31 marzo 2011

Bersani è solo. Prossima fermata Villa Togliatti

Pierluigi è solo. Lui, il leader del Pd, l’uomo che meno di un anno fa gridò “sveglia!” all’Italia dei “campanili e delle torri” oggi cammina parlando da solo sulle ceneri del Pci (in lui, nei suoi discorsi, infatti, del passaggio Pds - Ds non v’è più traccia). Bersani (l'uomo promotore delle liberalizzazioni al fianco di Romano Prodi) oggi fatica anche a spiegare la perdita o meglio la "trasformazione" dell'aggettivo comunista in democraticoI segnali in tal senso c’erano fin dalla sua investitura, nonostante passassero per “genuina solidità piacientina”, nonostante sia stato scelto (alle primarie per la segreteria) con grandi numeri  sbaragliando avversari come l'allora segretario uscente Dario Franceschini e Ignazio Marino. Ma è proprio nelle maglie di questi passaggi, nei suoi discorsi dopo la sua investitura, che trapelava la sua “solida distanza dagli altri”. Caratteristica che negli ultimi mesi è stata sublimata da una campagna pubblicitaria -  tanto discussa quanto discutibile - che fa il verso ad una “onoranza funebre” e dalla annunciata riapertura ai giovani (considerati tali fin “oltre” i trent'anni di età ) di Villa Togliatti, la “scuola di educazione politica e morale” di Frattocchie. Già i giovani, una spina nel cuore del Pd (ne sanno qualcosa i "rottamatori" Matteo Renzi e Pippo Civati). Ma qui la domanda è: Bersani Pierluigi sarà l’ultimo segretario del Pd? 


Un simbolo perdente. Quell’uomo solo che nell'inquietante manifesto è sopraffatto dalla scritta azzurrina "Oltre" si rimbocca le maniche della camicia della festa e “guarda lungo”,  evoca la solitudine del leader sul viale del tramonto. Un uomo alla soglia della pensione che non si dà per vinto e si prepara a scegliere nella foresta di querce il “miglior legno” possibile che lo accompagnerà nell’ultimo viaggio. Pierluigi lo sa, non ha futuro. Il Pd, così com’è, ha  perso la scommessa con l’avvenire. E si capisce proprio da quello suardo rivolto "oltre". Anche qui, per non perdere il filo del ragionamento nel solco della facile metafora, due eventi recenti ci anticipano un “fine corsa” a maggio: l'ultima direzione al Nazareno (la sede nazionale che ha sostituito Botteghe Oscure prende il nome dallo "slargo" adiacente al palazzo) e le amministrative a Napoli. 
Al Nazareno nessuno dei “big” del partito, a parte il segretario e il capogruppo alla Camera Franceschini, hanno preso la parola, nessuno scontro nonostante le “distanze di vedute” manifestate a "macchia di leopardo" in diverse occasioni e "forme" di cui la stampa "gode" da mesi. Parola d’ordine: tutti “in linea” fino alle amministrative di maggio. E così è stato. Bersani addirittura, per riconoscenza al "senato degli avversari", aprendo i lavori per la prima volta ha sfiorato “la spina” delle  fughe dal partito, ma da uomo "solido" al comando qual è ha ribadito: "Chi se ne va sbaglia". E però è una emorragia "importante" che non si riesce a tamponare. La fuoriuscita è di matrice cattolica. 
Tanto per capire: in Veneto l'ultimo ad andarsene è stato Andrea Causin, consigliere regionale, ex Acli. Nel sbattere la porta Andrea ha scritto una lettere che è un manifesto politico, un j’accuse di un cattolico contro "quel che è oggi il Pd”. E pensare che Pierluigii nella corsa alla segreteria puntò tutto sull'esigenza di unire i valori cattolico-popolari con quelli del socialismo democratico e della socialdemocrazia. Ma allora perché i cattolico-popolari sono i fuga? 
Ed eccoci davanti all’altro indizio che suggerisce la “fine corsa” dei democratici "eredi del Pci": alle prossime amministrative di maggio il simbolo del Pd rischia di sparire dalle schede elettorali. Troppo scomodo. Perdente. Proprio così: accadrà nei "grandi centri campani" che andranno al voto. Dopo tre anni di pesanti sconfitte subite a Napoli e dintorni (dove la "munnezza" che non scompare dalle strade nell'immaginario degli elettori viene istintivamente associata alle amministrazioni di centrosinistra) e dopo il "pasticciaccio" delle ultime primarie, sono in molti nel partito di Bersani a pensare che sia meglio non esporsi con un simbolo ritenuto perdente sulla piazza e puntare su liste civiche e listoni. Dunque, a maggio, per chi suonerà la campana?


5 commenti:

  1. Sarà per non "morire" a maggio che Bersani vuole assolutamente stringere un patto con Fini?

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  2. ma che se ne andasse oltre davvero.. o.O
    http://www.facebook.com/photo.php?fbid=197708646929684&set=a.136922243008325.17004.135455783154971&theater

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  3. @Anomino: se così sarà, sarà un suicidio collettivo da sinistra a destra e viceversa, forse è quello che ci vuole. Uno Tzunami politico. @Gioia: una segretaria di partito donna mi convince e mi convince anche Bindi for president! Ma mi convince di più una donna a capo di ogni partito. Forse è l'unica soluzione possibile... Speriamo che Rosy non vada in pensione prima di Bersani, D'Alema, Fassino e Veltroni: temo che la facciano invecchiare in un ruolo di secondo piano. @Francesco: temo che il partito democratico così come è stato concepito (un carrozzone di governo e poteri forti) non potrà mai guardare a sinistra, a prescindere da Bersani. E se poi guardando a sinistra non trovasse nessuno?

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  4. @francesco: anche perché a destra, nella panchina, non c'è nessuno...

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